Crescere Sani

Prof. Lucio Coco
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Prof. Lucio Coco

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Rapporto genitori figli; i figli domandano...; i figli dentro il conflitto familiare.

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Dottore in filosofia. Impegnato in attività di counseling filosofico presso diverse istituzioni. Si occupa di teologia morale cristiana di cui ha approfondito in particolare il tema della depressione e delle passioni umane. Di recente ha curato due antologie dedicate al tema della lettura e della sua funzione pedagogica.

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Domanda Sono un genitore e vedo spesso i miei figli dipendere dalla televisione. Mi rendo conto che così perdono molto della loro genuinità e spontaneità ma non riesco ad intervenire con efficacia. Mi può dare qualche consiglio?


Risposta La televisione è il terminale di un sistema attraverso cui passano modelli di comportamento ispirati soprattutto al consumo, dove si dà vita a stereotipi che diminuiscono il potenziale creativo della persona. Diminuirne l’uso può essere un obiettivo del lavoro educativo di un genitore, capace di creare o ri-creare un ambiente stimolante e interessante e di allargare il campo visivo dei propri figli oltre il rettangolo di uno schermo. Limitarne l’uso richiede che noi dedichiamo più tempo ai figli, stimolando alla lettura non solo di un libro, ma anche del mondo. Riavviare i nostri figli a scoprire la trama che è in tutte le cose, esempio l’osservazione della natura. Non esiste una ricetta, ma ciò esige un diversificare i nostri interessi, risvegliare la nostra attenzione a sua volta assopita da turni di lavoro, code in automobile, problemi economici, etc. Scoprire insieme al figlio come è fatta una cosa, passare del tempo con lui per ritrovare anche noi la passione per il mondo, ri-appassionarci al mondo. Questo potrebbe essere un modo per limitare l’uso della TV, per ridimensionarlo e farlo tornare ad avere il giusto peso nella nostra vita. Non si tratta di fare una campagna proibizionista oppure di accusare la TV di colpe che in effetti sono nostre e che dipendono dal nostro non aver mai tempo. Restituiamo ai nostri figli l’immagine di noi stessi, quella più vera ed autentica ed essi sentiranno sempre meno il bisogno delle immagini fittizie che vedono riflesse sullo schermo.

Domanda Ho tre figli. Spesso mi chiedono perché gli adulti mentono e vivono in un modo che non corrisponde a quello che insegnano. Noi adulti non ci facciamo più caso, ma i bambini che stanno crescendo lo notano. Cosa posso dire loro?


Risposta Il tema che la sua lettera affronta è quello della coerenza, del dire una cosa e farne un’altra, dell’ipocrisia che - come giustamente nota - i bambini vedono di più degli adulti, i quali ci sono più abituati e in un certo qual modo la tollerano. È un atteggiamento comune a tutti. Perciò vorrei spostare la questione che lei pone dal comportamento contraddittorio al grado di consapevolezza che se ne ha. L’educatore, l’insegnante, il genitore, non dovrebbero tirarsi fuori dai giochi e dire io ne sono immune; gli altri sì ne sono toccati, ma noi no, nella nostra famiglia non facciamo mai così. In questo contesto è giusto stigmatizzare i comportamenti incoerenti, ma è ugualmente pernicioso istruire i propri figli a pensare che nel proprio mondo non è così, che è tutto buono e bello. La verità va sempre cercata. Non è mai il risultato di una semplice equazione numerica. E cercare la verità significa scoprirsi, sentirsi coinvolti in questo processo di svelamento di sé. Educare il figlio a riconoscere le proprie passioni e pulsioni, piuttosto che a negarle, a capire che anche in lui (in noi!) c’è dell’egoismo e della falsità che vanno combattute, questo equivale a fare la verità dentro di sé e solo questo lavoro può renderci tutti più veri.

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